In questi anni Il Tribunale del Riesame ha ridotto le accuse ipotizzando al massimo un “abuso di mezzi di correzione” affievolendo pesantemente le contestazioni suo tempo formulate dalla Procura di Parma, tesi confermata anche dalla Cassazione; successivamente si sono svolte numerose udienze preliminari e poi un dibattimento durato anni, sono stati convocati una trentina di testimoni e alla fine il Tribunale di Parma (giudice Francesca Anghileri) si è convinto che nessun bambino è stato leso assolvendo la maestra dal capo d’imputazione principale, il pubblico ministero solo nell’ultima udienza ha ritirato le accuse di odio razziale che, rivolte ad una persona la quale anche privatamente si è spesa per aiutare migranti, erano davvero ingiuste, mentre le altre accuse legate ai fatti principali sono state dichiarate prescritte.
I Carabinieri di Traversetolo che all’epoca, coordinati dal Pm Lucia Russo, condussero le indagini eseguirono anche riprese video, audio e intercettazioni telefoniche, esse dovevano servire a suffragare le accuse in realtà sono state molto utili all’avvocato Patrizia Caruso del Foro di Parma per invocare l’assoluzione della docente, preziosa è stata anche la testimonianza del consulente ministeriale e medico Vittorio Lodolo d’Oria.
L’Amministrazione scolastica non ha mai sostenuto la sua dipendente, anzi in attesa della fine del processo l’aveva cautelativamente sospesa a causa del clamore mediatico, grazie all’impegno della Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza è rientrata in classe a pieno titolo solo dopo 5 anni. Tra i testimoni ammessi al processo, anche Salvatore Pizzo, dirigente dello stesso sindacato nelle due province emiliane, il quale sin dal primo momento si è aspramente contrapposto a tutti i sostenitori delle tesi accusatorie e all’Amministrazione scolastica che ha lasciato sola una sua dipendente in balia di chiacchiere di paese che le stavano per costare una condanna a 4 anni e 6 mesi
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